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IL MARCHIO MADE GREEN IN ITALY PER COMUNICARE L’IMPRONTA AMBIENTALE DI BENI E SERVIZI

Che cosa è il Made Green in Italy

Il Made Green in Italy è uno schema nazionale volontario finalizzato alla valutazione e comunicazione dell’impronta ambientale di prodotti e servizi, istituito dall’art. 21 del Collegato ambientale (L. 221/2015). Le modalità di funzionamento sono regolate dal Decreto del Ministero della transizione ecologica 21 marzo 2018, n. 56. Il marchio permette alle imprese di valutare e comunicare l’impronta ambientale di prodotti e servizi “originari dell’Italia” sulla base di uno studio di impatto ambientale realizzato in conformità alla PEF (Product Environmental Footprint) europea (Raccomandazione 2013/179/EU) e prevede che il Ministero della Transizione ecologica rilasci l’uso del logo “Made Green in Italy” alle imprese che aderiscono allo schema.

 

Il progetto di Assosistema per il Made Green in Italy

Assosistema, associazione che rappresenta oltre il 50% del fatturato delle imprese del settore, ha ottenuto il finanziamento dal Ministero dell’Ambiente per elaborare e presentare una proposta di RCP (regole comuni di prodotto) per un “prodotto rappresentativo”, individuato nel servizio di lavanderia industriale, selezionando tre indicatori di impatto rilevanti e definendo dei benchmark (prestazioni ambientali connesse al servizio). L’Associazione può, inoltre, presentare la proposta di RCP per l’approvazione al Ministero.

 

Le RCP, Regole Comuni di Prodotto

Le Regole Comuni di Prodotto (RCP) sono il documento di riferimento che le lavanderie industriali potranno utilizzare per calcolare la propria impronta ambientale, in conformità a quanto previsto dallo schema nazionale volontario finalizzato alla valutazione e comunicazione dell’impronta ambientale di prodotti e servizi. Le imprese, sulla base delle RCP, potranno quindi ottenere il marchio Made Green in Italy, conforme ai criteri premianti previsti dai CAM (Criteri Ambientali Minimi) e dalle stazioni appaltanti delle gare del servizi di lavaggio e noleggio.

 

Come si ottiene il marchio Made Green in Italy

Una volta approvate le RCP, le singole imprese che intendono ottenere il marchio dovranno: • calcolare la propria impronta ambientale del servizio di lavaggio • elaborare una Dichiarazione di Impronta Ambientale di prodotto • presentare un documento attestante la conformità normativa dei servizi, l’attestazione di conformità alle RCP e l’attestazione di conformità ai CAM (criteri ambientali minimi) • presentare un programma e obiettivi di miglioramento se la prestazione ambientale dichiarata è pari o inferiore al valore del benchmark • sottoporre la documentazione di cui sopra ad una verifica indipendente

 

Come si è arrivati a definire le RCP

La metodologia di lavoro è stata condivisa con il tavolo tecnico di Assosistema Confindustria e sono stati preparati dei data entry, per la raccolta delle informazioni dalle lavanderie industriali. E’ stato individuato un campione di 10 imprese rappresentativo di 14 stabilimenti di lavanderia industriale (le imprese coinvolte rappresentano a loro volta oltre il 50% del fatturato degli associati ad Assosistema); queste imprese hanno fornito i dati relativi alla propria produzione e impatti ambientali. Nella raccolta dati sono state coinvolte altre 3 imprese rappresentative dei fornitori di tessuti oggetto del servizio di lavaggio industriale. I dati raccolti, dopo una loro validazione e analisi sulla qualità, sono stati sintetizzati in un modello che ha permesso di calcolare l’impatto ambientale delle 4 categorie di servizi rappresentativi (lavanderia media).E’ stato calcolato il valore dei benchmark sulle classi di impatto ambientale ed è stata effettuata un’analisi di sensibilità sui dati rispetto ai temi dell’uso degli imballaggi e l’utilizzo delle fonti rinnovabili di energia

 

Cosa contengono le RCP

  • La scelta dell’unità funzionale
  • la definizione del servizio di lavanderia medio (prodotto rappresentativo) con le sottocategorie
  • le fasi del ciclo di vita che saranno oggetto dell’analisi dell’impronta ambientale
  • la selezione dei tre indicatori di impatto ambientale più rilevanti
  • i requisiti per realizzare l’inventario del ciclo di vita
  • i benchmark e le classi di impatto
  • le modalità per definire i miglioramenti, il reporting e la comunicazione

 

Gli impatti ambientali maggiormente rilevanti

Le prestazioni ambientali sono state misurate in relazione agli indicatori previsti dalle linee guida PEF dell’Unione Europea. Per le sottocategorie tessile piano, indumenti da lavoro in ambito sanitario e indumenti da lavoro DPI, le categorie di impatto più importanti sono le seguenti:

  • Effetto serra (GWP) – derivanti dai consumi di energia nel servizio di lavaggio (62% nel tessile piano) e produzione del tessuto (29% nel tessile piano)
  • Uso di acqua disponibile (in genere incide per circa il 70% dalla produzione del tessuto nel caso del cotone, negli indumenti di lavoro per il 70% dal servizio di lavanderia industriale)
  • Uso di risorse (deriva per il 90% dal servizio di lavaggio).

Per la sottocategoria Kit sterili TTR, le categorie di impatto sono le seguenti: • Effetto serra (GWP) – 50% dal servizio di lavaggio, 30% dalla produzione dei kit sterili • Riduzione dello strato di ozono – oltre il 90% dalla produzione dei kit sterili • Uso di risorse – per l’80% dal servizio di lavaggio